Quattro SÌ per migliorare l'Italia.
di Emanuele Minnella
Il 12 e 13 giugno si vota. Questa volta gli italiani saranno chiamati alle urne per decidere su acqua, nucleare e legittimo impedimento. La consultazione prevede, infatti, che i cittadini dicano la propria su quattro quesiti referendari, tutti abrogativi.
Il meccanismo è semplice: si vota sì per cancellare totalmente o parzialmente le leggi in vigore, si vota no per lasciare la situazione invariata.
Le regole non ammettono ignoranza e per essere valido il referendum deve raggiungere il quorum del 50% +1 degli aventi diritto al voto.
Noi di Terre del sud invitiamo la cittadinanza a partecipare in massa al voto, ma anche di farlo in modo consapevole. Per questo motivo, abbiamo deciso di costituirci in comitato cittadino pro-referendum e di scendere nelle piazze e nelle strade del paese per informarvi.
E cominciamo subito a farlo partendo dal quesito che ci ha fatto più discutere nei mesi scorsi: quello sul nucleare.
Senza scomodare Fukushima, l'opinione pubblica pare non avere più grandi dubbi. Siamo tutti contrari alla costruzione di nuove centrali nucleari e la maggioranza delle amministrazioni regionali ci sostiene in questa opposizione.
L'Italia non può permettersi di risolvere i suoi problemi energetici investendo in un settore che, oltre ad essere pericoloso per la salute dei cittadini, pone numerosi problemi dal punto di vista dell'impatto ambientale, specie sul fronte dello smaltimento delle scorie radioattive.
Non è la prima volta che gli italiani si pronunciano sull'argomento: nel 1987, la percentuale di contrari arrivò all'ottanta per cento. Saremo piuttosto lieti di poter sviluppare il settore delle energie rinnovabili ed eticamente più sostenibili.
Votare sì per noi significa difendere i nostri territori e il futuro delle nostre generazioni.
Continuiamo ora la nostra analisi con il quesito sul legittimo impedimento.
Agli italiani si chiede di abrogare la norma che consente al Presidente del Consiglio e ai suoi ministri di non comparire in udienza penale, durante lo svolgimento degli incarichi di governo.
In questo caso le polemiche che solleviamo riguardano la situazione processuale del nostro Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi: un'anomalia internazionale.
Da qualsiasi parte la si voglia vedere l'intenzione dei legislatori è quella di volerlo sottrarre dai processi nei quali è imputato. A ragione di questa interpretazione basti far notare che l'applicazione della norma è prevista solo in via temporanea (il termine è di diciotto mesi). In parole povere resta in vigore per il periodo di tempo necessario a interrompere i processi del Premier e poi perde la sua efficacia. I tentativi di Berlusconi di sottrarsi al dibattito, attaccando i magistrati, ci hanno francamente stancato.
Un simile privilegio (legittimo impedimento), ce lo spiega la Corte costituzionale (sentenza n.262/2009), sarebbe contrario al principio di uguaglianza sancito dall'art. 3 della Costituzione.
Noi siamo convinti che in Italia la legge deve essere uguale per tutti, e la nostra indicazione di voto è certamente orientata sul sì.
Per finire, ci occuperemo della questione dell'acqua. I quesiti referendari dedicati a questo tema sono due: il primo riguarda le modalità di affidamento del servizio idrico e il secondo si occupa della determinazione delle tariffe.
A partire dal 2009, la mobilitazione contro la privatizzazione dell'acqua è stata straordinaria e a due settimane dal voto continuano a moltiplicarsi i comitati cittadini in tutta la penisola.
Le norme che si vogliono abrogare prevedono, la prima, che la gestione del servizio idrico sia affidata definitivamente a soggetti privati e, la seconda, di ricavare profitti con un aggravio sulle nostre bollette.
In Sicilia il servizio idrico è al momento gestito nell'ambito dei cosiddetti ATO (ambito territoriale ottimale). Quasi tutte le provincie hanno già provveduto a stipulare apposite convenzioni con società private; a Trapani l'affidamento ai privati ha portato i magistrati all'apertura di un'inchiesta per turbativa d'asta e a Palermo la situazione è paradossale: in città il servizio è affidato all'AMAP che opererà a fianco dell'ATO fino al 2021 mentre negli ottantadue comuni della provincia il gestore è l'APS (Acque Potabili Siciliane S.p.A). Sappiamo tutti che ogni giorno circa un terzo dell'acqua potabile disponibile si perde lungo la rete di distribuzione e che in molti comuni dell'isola i rubinetti restano a secco per buona parte della giornata. Le tariffe sono cresciute ovunque e il malcontento è ormai generalizzato, tanto che nel marzo dello scorso anno 135 amministrazioni locali hanno deliberato una proposta di legge per la ripubblicizzazione del servizio idrico.
Anche in questo caso, chiediamo a tutti i cittadini di votare sì . Un doppio sì per velocizzare questo percorso democratico verso un ritorno alla gestione pubblica di un bene così fondamentale come l'acqua.
È un'occasione importante e non possiamo più permettere che una maggioranza sparuta di parlamentari decida le sorti di un'intera nazione.